Nel 1993 apparve sulla rivista Nature un articolo di un’equipe di neurobiologi dell’Università della California ad Irvine, i quali sostenevano che facendo ascoltare agli studenti 10 minuti di sonata di Mozart i soggetti mostravano un miglioramento nelle capacità di ragionamento spazio-temporali. Venne scoperto il famoso effetto Mozart. Ulteriori studi hanno dimostrato la veridicità dell’effetto Mozart rilevando un aumento dei livelli di dopamina negli ascoltatori delle sonate del grande compositore. La dopamina è un neurotrasmettitore cerebrale che solleva il tono dell’umore e migliora le prestazioni cognitive. Studi più recenti hanno mostrato come non sia solo la musica di Mozart a favorire l’aumento della dopamina nel cervello, bensì la musica che piace, ovvero quella che dà delle piacevoli emozioni. Quindi dai Bobby Timmons Trio Jazz a Gigi D’Alessio, tutti gli esecutori di musica sono dei potenziali stimolatori di preziosa dopamina per il nostro cervello. L’importante è solo sintonizzarsi con quella giusta per noi. La musica è da sempre ed in ogni luogo del mondo utilizzata come strumento terapeutico per dare benessere agli individui o a gruppi di persone e ad esprimere emozioni. Basti pensare, solo per fare qualche esempio, al tango, frutto dell’incontro nell’800 a Buenos Aires di persone di provenienze ed etnie diverse che cominciarono a cantare e danzare la loro tristezza per la distanza da casa, le sofferenze, la nostalgia, ma anche le speranze e le aspirazioni; oppure le musiche e le danze africane, che accompagnano tutte le vicissitudini delle tribù ed accompagnano i più importanti rituali di cura e guarigione. Non andando troppo distanti, la nostra tarantella nasce come ballo per guarire dalle patologie isteriche delle donne (prima dell’avvento della psicoanalisi), che si pensava fossero state morse dalla taranta. Potremmo continuare all’infinito con riferimenti di ogni epoca e cultura. In epoca recente la musica viene utilizzata come strumento terapeutico anche per i bambini: è la musicoterapia. Oggi numerosi e continui sono gli studi neuropsicologici sulla musica, ma tutti concordano sul fatto che la musica fa accrescere la capacità di problem solving e le funzioni esecutive. Queste ultime rappresentano un complesso sistema di moduli funzionali della mente, che regolano i processi di pianificazione, controllo e coordinazione del sistema cognitivo e che governano l’attivazione e la modulazione di schemi e processi cognitivi. Inoltre, la musica attiva emozioni, ci fa viaggiare con l’immaginazione, attiva il nostro corpo, ci fa sentire vivi. Oggi, grazie alle diverse app ed agli svariati siti di diffusione musicale (tipo spotify o radio swiss jazz) la musica è davvero alla portata di tutti. Il mio consiglio sorge spontaneo: ascolta la musica che ti piace ovunque tu sia, al lavoro, piuttosto che quando fai una doccia o fai le faccende di casa. Il benessere è assicurato.